Che cos’è l’ombra?
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Dom, Mag

Che cos’è l’ombra?

Il senso della vita
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René Magritte in una fotografia di Lothar Wolleh
René Magritte in una fotografia di Lothar Wolleh

 

Si avvicina l’autunno, le foglie si tingono di molteplici colori, le giornate si accorciano, l’aria si raffresca e le ombre si allungano. Ombre che si disegnano come sagome sul selciato che percorriamo, ombre di insicurezza che si generano nella nostra mente. Dubbi di varia natura a cui non sappiamo dare risposta appropriata!

A breve avremo le elezioni, incertezze sulla guerra, l’economia, l’energia, il surriscaldamento globale e le varie pandemie presunte e vere. Tante ombre! Qualche anno fa nel ciclo di incontri sul tema i grandi interrogativi si chiese proprio: Cos’è l’ombra? Ci risposero due splendidi pensatori di scuola junghiana Luigi Aversa e Antonio Vitolo. Entrambi seppero dare risposte che si compenetrano, ampliano e amplificano scambievolmente. Due sinfonie che ci mettono in contatto con la profondità degli abissi e ci fanno avvertire l’ampiezza del cosmo in cui siamo immersi e di cui facciamo parte. È un incontro con l’enigma, il mistero che avvertiamo far parte integrante del nostro vivere quotidiano. È un invito a non essere come Narciso che incontrò se stesso, ma non si conobbe mai, si innamorò della sua stessa immagine, ma sempre e solo immagine e perì per essa. Imparare a riconoscere le zone d’ombra è un invito a vivere con consapevolezza e pienezza ad affrontare la paura, il buio, ma anche ad interagire con se stessi ed il mondo. Le ombre le vediamo normalmente passeggiando all’aperto e saremo, in realtà, più intimoriti ad incontrare un qualcuno sprovvisto di ombra. Il Faust ed il mondo dei titani paiono paventarci un mondo di sole luci ed eppure è proprio il Diavolo a rubare spesso l’ombra per denaro e la restituisce a patto di avere l’anima in cambio! Il diavolo allora crede all’anima? Cose dell’altro mondo... Cosa se ne fa mai un diavoletto di un’anima? Mah…

E nell’idea di passeggiata si celano tre realtà in contemporanea quella del passaggio, del transeunte, quella del paesaggio da osservare e quella del passo da seguire! Passo d’uomo! Guai a perdere le tre possibilità offerte in una passeggiata è il precludersi alla conoscenza e all’apertura delle zone tutte, non solo d’ombra, naturalmente. In una passeggiata si entra in contatto con persone, luoghi e soprattutto ci si imbatte in se stessi, se non si è troppo presi dal fitness e dal wellness e vari auricolari wireless/ bluetooth… Intanto oramai siamo tutti in procinto di essere Superman, Spider-Man, ma non man and woman, troppo poco, troppo poco, mamma mia…!

Battisti ci cantava: "Inseguendo una libellula in prato…" Naturalmente non per scopi culinari ed altamente proteici, ma per scoprire e ogni cosa lo cantava pure lui: "si scopre solo vivendo…" Certo oramai i Grilli parlanti insegnano tutt’altro, non temono poi di essere mangiati? Un altro tipo di grillo parlante era quello di Pinocchio, che lo però invitava a crescere ed a divenire umano… Abbiamo lungo il cammino talvolta la sensazione inesorabile che manchi un qualcosa al nostro cammino. È una sensazione forte, estesa al mondo intero, forse addirittura cosmica, che può produrre tanti errori nel corso della vita, ma talvolta arreca anche qualche chiarezza. È il desiderio irrefrenabile di compiere una ricerca che scaturisce da quel momento e dal quel sentire. È la voglia matta soprattutto di un avvicinamento a cui non si può dare un nome tangibile; è la voglia di accostarsi, ad una luce, ad una verità. Anche gli amanti ci paiono luci ed ombre. Quando ci voltiamo a guardare un amico siamo spesso incuriositi di vedere la persona che lo accompagna nel viaggio della vita, per vedere se corrisponde alla nostra immagine interiore della persona, se nella nostra mente la coppia pare corrispondersi o ci pone di fronte a delle sorprese.

Il teatro delle ombre cinesi è molto antico. Una leggenda vuole che l'Imperatore cinese Wudi (140-85 a.C.) fosse divenuto molto triste in seguito alla morte della sua concubina Li Furen. Per consolare il sovrano, i suoi eunuchi fecero scolpire una figura in legno simile alla donna e ne proiettarono l'ombra su una tenda. L'Imperatore credendo che fosse lo spirito della sua amata che tornava a fargli visita si sentì consolato. Ovviamente oggi le figure non sono più di legno, ma di cuoio, più leggero e più semplice da maneggiare.
Le ombre -infatti-sono spesso il nostro passato che viene a galla…

La linea d’ombra è uno dei romanzi più importanti di Joseph Conrad. Sentiamo cosa ci dice lui nella sua stessa introduzione dopo aver letto l’epigrafe del libro: "Degni della mia eterna stima". 

A Borys e a tutti gli altri
che come lui hanno attraversato
nella prima giovinezza la linea d’ombra
della loro generazione con affetto.

"Questo racconto che, lo ammetto, nella sua brevità è opera abbastanza complessa, non intendeva in alcun modo toccare la sfera del soprannaturale. Più di un critico è stato invece incline a dargli questa interpretazione, vedendovi un tentativo di offrire maggiori opportunità alla mia immaginazione, portandola oltre i confini del mondo dove gli uomini vivono e soffrono. Ma, naturalmente, la mia immaginazione non è fatta di materia così elastica. Se avessi voluto mettere nella mia storia la tensione del soprannaturale credo che l’impresa sarebbe fallita miseramente, mostrando una sgradevole incrinatura. In effetti, non ho mai avuto una simile intenzione, dato che tutto il mio essere, intellettuale e morale, è permeato dalla solida convinzione che tutto quello che è sotto il dominio dei nostri sensi debba esistere anche in natura, e che, per quanto eccezionale, non può differenziarsi sostanzialmente da tutti gli altri fenomeni del mondo visibile e percepibile di cui siamo una parte consapevole. Il mondo vivente comprende di per se stesso sufficienti meraviglie e mistero: meraviglie e misteri che agiscono sulle nostre emozioni e sulla nostra intelligenza in modo così inesplicabile da giustificare quasi il concetto di stato di incanto. No, io sono così fermo nella mia idea di meraviglioso da non essere mai affascinato dal mero soprannaturale che (valutatelo come credete) è pur sempre una categoria artificiale, il parto di menti indifferenti alle intime delizie del nostro rapporto con la morte e con la vita nei loro molteplici aspetti, una violazione dei nostri più teneri ricordi, un affronto alla nostra dignità."

Ma, quale che sia la mia innata modestia, essa non arriverà mai al punto di cercare aiuti alla mia immaginazione tra le vuote fantasie proprie a tutte le età e che sono di per se stesse sufficienti a riempire di inenarrabile tristezza tutti coloro che amano il genere umano. Quanto alle conseguenze di una forte emozione mentale e morale su una psicologia comune, mi sembrano un soggetto di studio e di narrazione perfettamente legittimo. La personalità morale del signor Burns subisce un serio colpo nei suoi rapporti col suo ultimo capitano, e qui si determina in lui, già debilitato, un vagheggiare ingenuamente superstizioso, fatto di paura e rancore. Questo, che è certamente uno degli elementi del racconto, non ha nulla di soprannaturale, nulla che, per così dire, possa collocarsi oltre i confini di questo mondo che ha in se stesso, a dirla in tutta coscienza, mistero e terrori sufficienti.[…]

Non tratterò qui sulle origini del sentimento che mi ispirò il suo titolo attuale, La linea d’ombra. Primo obbiettivo di questa narrazione era presentare alcuni fatti relativi alla fase di passaggio dalla gioventù spensierata e temeraria alla più consapevole e malinconica età della maturità. Nessuno può dubitare che, prima della prova suprema di un’intera generazione, io avvertissi con acutezza quanto irrilevante e insignificante fosse la mia oscura esperienza personale. Non si tratta di rappresentare un parallelismo: questa è una idea che non ha mai sfiorato la mia mente. Vi è tuttavia un sentimento di identità, anche se in scala molto diversa, come tra una singola goccia e la amara e burrascosa immensità dell’oceano. E anche questo era molto naturale. Quando cominciamo a pensare al significato del nostro passato ci sembra che esso riempia tutto il mondo nella sua profondità e grandiosità. Questo libro è stato scritto negli ultimi mesi dell’anno 1916. Di tutti i soggetti che il romanziere ( consapevole o meno) porta dentro di sé, questo era l’unico allora possibile. La profondità e la natura dello stato d’animo con cui mi accostai è meglio espressa, forse, nella dedica che ora mi colpisce come qualcosa di fortemente sproporzionato ed è un’altra prova di come la forza delle nostre emozioni finisca spesso per dominarci.

Ma ora che di questo ho già detto a sufficienza, accennerò ad alcune considerazioni che investono la pura materia del racconto. Per quanto riguarda i luoghi, i riferimenti concernano quella parte dei mari d’Oriente dalla quale ho riportato le maggiori ispirazioni nella mia vita di scrittore. Dal fatto che pensai a lungo di dare a questa storia il titolo di Primo comando il lettore può dedurre che essa sia legata alla mia esperienza personale. Ed è ovviamente un’esperienza personale, ma osservata nella prospettiva dell’occhio interiore e colorata da quel sentimento che non possiamo fare a meno di provare per quegli eventi della nostra vita dei quali non abbiamo bisogno di vergognarci. E quel sentimento è così intenso (mi richiamo qui all’esperienza comune) come la vergogna, è quasi angoscia, con cui ci si ricorda di alcuni eventi sfortunati (perfino di certi errori nel parlare) che si sono verificati nel passato. L’effetto prospettico nella memoria consiste nel far sembrare certi accadimenti più grandi: infatti quelli essenziali affiorano da soli tra le circostanze dei banali fatterelli quotidiani che, naturalmente, vi sono dileguati dalla mente. Ricordo con piacere qual periodo della mia vita di mare, perché, dopo un fastidioso esordio, si risolse alla fine, dal mio punto di vista, in un autentico successo: ne ebbi una prova tangibile in una lettera che i proprietari della nave mi scrissero due anni dopo, quando rassegnai le mie dimissioni per rientrare a casa. Queste dimissioni segnano l’inizio di un’altra parte della mia vita di marinaio, la cui fase ultima, se così posso dire, che caratterizzò a suo modo un’altra parte della mia attività di scrittore. Non sapevo allora quanto fosse vicina alla sua fine la mia vita marinara, e forse proprio per questo non me ne rattristai particolarmente se non nel momento di lasciare la nave. Allora mi dispiacque anche di interrompere il mio legame con gli armatori che avevo accolto con amichevole cortesia e concesso la propria fiducia a un giovane entrato al loro servizio in modo del tutto casuale e in una congiuntura molto avversa. Senza disconoscere la serietà dei miei propositi, ho ora il sospetto che, se la stima nei miei confronti non si rivelò mal posta, ciò si dovette, in buona parte, alla fortuna. E non posso davvero non ricordare con piacere quel tempo in cui i miei sforzi più grandi furono assecondati dalla buona sorte.

Le parole "degni della mia stima" apposte sul frontespizio di questo libro, sono una citazione tratta dal libro stesso; e malgrado uno dei miei critici abbia supposto che si riferissero alla nave, in realtà il riferimento era agli uomini dell’equipaggio che, malgrado non conoscessero il loro nuovo capitano, gli rimasero vicini durante i venti giorni passati sull’orlo di una lenta ed angosciosa agonia. Perché è sicuramente una gran cosa aver guidato un pugno di uomini degni di eterna stima.

1920
J. C. Con la speranza che le linee d’ombra che ci troviamo ad affrontare possano essere interpretate come una allegoria della crescita, del confronto diretto con gli aspetti più duri della vita e del superamento delle sfide. La linea d’ombra rappresenta il confine tra la giovinezza e la maturità, il momento necessario di solitudine e di presa di coscienza in cui ogni individuo è spinto ad assumersi le proprie responsabilità. I due video che vi proponiamo daranno molte risposte sulla nostra epoca, più di quanto non possiamo presumere…
In fondo i video: Che cos’è l’ombra?

Luigi Aversa: è psichiatra e psicologo analista, per molti anni ha insegnato Psicologia dinamica all’Università degli studi di Roma "La Sapienza" e successivamente a "Tor Vergata" presso la cattedra di clinica psichiatrica della facoltà di Medicina e Chirurgia. È stato fondatore della Società Italiana di Psichiatria Trans-culturale occupandosi di etnopsichiatria. Per diversi anni è stato Presidente e Vicepresidente del CIPA. Nell’ambito della psicologia analitica, ha fondato, insieme a Mario Trevi, la rivista Metaxù, è autore e curatore di numerose pubblicazioni. Si è occupato prevalentemente dell’influenza della filosofia ermeneutica sul pensiero psicoanalitico ed è stato il primo ad aprire al confronto con le neuroscienze la psicologia analitica rivisitandone alcuni concetti fondamentali in modo attuale e moderno.

Antonio Vitolo, 1945, analista docente CIPA/IAAP dal 2018. Didatta AIPA/IAAP 1977-2017. Resp. training analitico, AIPA, 1992-5. Presidente AIPA, 2006-2010. Docente IPAP, Foro Olivetti Ivrea. Già prof.a contratto La Sapienza, Psicologia, Sc.di Spec., 1990-2005; Unina2, Psicologia, catt., 1996-2003. Lez. univ. Roma, Napoli, Firenze, Bologna, Salerno, Sassari, Cesena. 325 conf in Italia e all’estero (Acc. dei Lincei, I,U.O., S. Orsola, Pal.delle Stelline, Pal. Vecchio, Fond. Volpi, Maschio Angioino, Castel dell’Ovo, Sala Vasari Napoli, Pal. Carignano Torino, Pal. Ducale Genova, Goethe Inst., I.St. Germ., Ascona, Congr. Int. IAAP Berlino, Tunisi, Rio de Janeiro, Royaumont, Montreal, Trieste, Kyoto, Sala Bauhaus, Ascona). 16 Conv. Naz. e Intern. ideati e tenuti in IISF, Pal. Serra di Cassano, Napoli.. 570 ore di Seminari teorico-clinici. 122 art.dal 1975. Con L, Aurigemma, cura delle 'Opere' di C. G. Jung nella Biblioteca Boringhieri, 1977-1995. Trad.di C. G. Jung, The Concept of Collective Unconscious, Über Wiedergeburt in Opere, 9, 1. Art in 'AION', 'Cultura Tedesca', 'Links', 'St.Germ.', 'Hesse Jahrbücher' 2 libri. Trad. E. Neumann, Die Große Mutter, Astrolabio, 1980 e M. L. von Franz, Psyche und Materie, Bollati Boringhieri, 1992. Dir. 'Studi Junghiani', F. Angeli, 2006-2018. Fond. e Dir. Tempo d’Analisi. Paradigmi junghiani comparati, Aracne. Case ed.: F. Angeli, Astrolabio, Bollati Boringhieri, Bompiani, Bonanno, Bruno Mondadori, Borla, Cortina, EDB, Eranos Foundation, ETS, Garzanti, Giuntina, Guerini e ass., Il Pensiero Scientifico, Il Saggiatore, Ist. St. Germanici, Roma, Flammarion, I. U. O. Napoli, La Nuova Italia, Laterza, Liguori, Magi, Manni, Marsilio, Moretti e Vitali, Niemeyer, Pàtron, Uniromatrepress, UTET, Vivarium. 2 libri d’autore: Un esilio impossibile. Neumann tra Freud e Jung, Borla 1990; Le psicoterapie 1997, Il Saggiatore-Flanmmarion. 3 a cura: Radici della cura laica, Borla 1997a; Nascita, morte, trasformazione, Borla 2002; Menti eminenti in sogno, Magi, 2007. Alcuni scritti in francese, tedesco, inglese, portoghese, giapponese. Trasm. in Radio1, 2, 3, 1982-1994. Coll. Prima pagina e Cultura de I Mattino di Napoli.

(VIDEO) CONFERENZA EUMESWIL - "Che cos'è l'ombra?" - con Luigi Aversa - Firenze. 5 Maggio 2019


(VIDEO) "Che cos'è l'ombra?" - prima parte, con Antonio Vitolo


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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

 

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