In nome dell'amore. Le molte forme di un sentimento antico e misterioso
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Dom, Mag

In nome dell'amore. Le molte forme di un sentimento antico e misterioso

Il senso della vita
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In nome dell'amore. Le molte forme di un sentimento antico e misterioso
In nome dell'amore. Le molte forme di un sentimento antico e misterioso

 

Per molti venire a Firenze vuol dire fare un salto o immergersi alle Gallerie degli Uffizi. Tanti vi pongono piede per ritrarsi e farsi vedere all’interno e pochi vanno per reale interesse ancor meno vanno più volte per sostare presso le tele che meglio esprimono la direzione del loro interesse attuale. Non mancano gruppi di scuole, di studenti.

Tra le tante pitture di richiamo vi sono due che meglio ritraggono l’argomento ed il video che desideriamo proporre alla Vostra cortese attenzione. Le pitture che ci sembrano di richiamo al nostro tema portante sono di Sandro Botticelli e rappresentano una "La primavera", Madonna Primavera! È la stagione nella quale ci siamo appena inoltrati! Una primavera radiosa! L’altra pittura "La Venere" del Botticelli non solo ricolma di bellezza e mitezza, ma anche di nobile nascita! Nasce dalla spuma del mare ed il suo corpo, i suoi piedi giacciono su una vulva di un mollusco, sul suo guscio. Ci vengono già in mente asserzioni di Jünger: "la bellezza senza sensualità e come un seno privo di capezzolo".

L’immagine di Venere, nella "sua apparente semplicità" possiede una soave sensualità dovuta probabilmente anche alla mollezza delle membra, e non possiamo - poi - sottrarci dal pensare come negli organismi - al loro stato naturale- siano eco di mondi celestiali! La vulva, il guscio in cui Venere è contenuta sappiamo bene che ha disegnate le forme spiraliformi tipiche delle vie di accesso allo spirito ed ai mondi superiori. Se prestiamo attenzione al ricordo di come erano costruiti in passato i luoghi abitati, anch’essi si conformavano agli organismi semplici in natura e si trasformavano - altrimenti - da spiraliformi a pianta a croce: Il cardo e decumano... Solo via via che l’organizzazione dello Stato prende pieno possesso dei luoghi le forme divengono sempre più rettangolari…

Ma perché soffermarci su Venere - non solo per la sua bellezza- ma per ciò che rappresenta… Il video che vi presentiamo quest’ oggi è con Stefano Zecchi ed è la presentazione da parte dell’autore stesso del suo ultimo libro: “ IN NOME DELL’AMORE". Le molte forme di un sentimento antico e misterioso. Ed MONDADORI 2022. Lèggiamo subito qual’è il presupposto da parte dell’autore per la lettura del libro: "Vorrei che questo libro fosse letto come un dialogo sul modo di comprendere, attraverso l’amore, il senso della vita." E così ci viene descritto il testo:

"Che cosa significa amore? E se diciamo "Ti amo", che cosa desideriamo comunicare? Sono domande che avevano poco ascolto quando, in tempi non lontani, le grandi utopie storiche dominavano il discorso pubblico, mentre la sfera dei sentimenti era e doveva rimanere una questione privata. Poi, tramontate le speranze di trasformazione radicale della società, quel mondo di affetti personali relegati, quasi nascosti, in un angolo, è riemerso, mostrando la sua forza e condizionando la vita pubblica. Oggi "tutto avviene nel nome dell’amore", fino a esasperarne il significato e tradendo il valore di quelle domande.

Il libro di Stefano Zecchi mette ordine a ciò che chiamiamo - con sincerità o ostentazione - "amore", accompagnandoci in un viaggio alla scoperta dei diversi modi di viverlo e comprenderlo. Dai grandi miti alla filosofia, ai testi della nostra classicità, passando per gli immortali romanzi ottocenteschi, i film e le canzoni dei nostri giorni, Zecchi ragiona sulla natura del sentimento più affascinante e contraddittorio: amore passionale, romantico, sentimentale, vanitoso; amori sbagliati, impossibili, disperati.

Dopo aver indagato le trasformazioni che il linguaggio dei sentimenti ha subito dal secolo scorso ad oggi, Zecchi riflette su come siano cambiate le relazioni in seguito alla rivalutazione sessuale, sul matrimonio e sul divorzio, ma anche sui nuovi significati della maternità e sulla continua evoluzione della figura paterna. E poiché "l’amore ci interroga sul senso del futuro, su ciò che lasceremo alle generazioni che verranno", esso si esprime anche nella cura della Terra dei figli. Il viaggio si conclude riannodando i fili che congiungono l’amore alla bellezza, perché "il bene si comprende attraverso il significato del bello e l’amore trova nella bellezza la sua espressione più vera".

Stefano Zecchi: già professore ordinario di Estetica all’Università degli Studi di Milano, dopo essere diventato ordinario di Filosofia all’Università degli studi di Padova, è stato membro del Gruppo di lavoro per Patrimonio Mondiale dell’ Unesco e presidente dell’ Accademia di Belle Arti di Brera. È presidente del Museo di Scienze di Trento. Romanziere e saggista, svolge da oltre trent’anni una regolare attività di editorialista su quotidiani e settimanali. Da Mondadori ha pubblicato, tra gli altri, i saggi "L’artista armato" (1998), "L’uomo è ciò che guarda" (2005, premio Hemingway), "Le promesse della bellezza" (2006), "Il lusso" (2015), "Paradiso Occidentale" (2016) e i romanzi "Quando ci batteva forte il cuore" (2010, premio Acqui Storia, e premio delle Biblioteche di Roma), "Rose bianche a Fiume" (2014), "L’amore nel fuoco della guerra" (2018, premio Niccolò Tommaseo) e "Anime nascoste" (2020).

Nel corso del nostro video non ci siamo potuti intrattenere su ogni parte del testo sia per motivi di tempo, sia per lasciare il desiderio di leggere il libro, sia per una certa sorta di pudore. La scrittura ed il parlare non ci invitano nello stesso modo a far uso del linguaggio. Mentre si scrive, si ha una libertà maggiore, non avendo nessuno in ascolto o che ci guarda soprattutto mentre si parla di alcuni temi che rappresentano le parti più nascoste del nostro essere e che rivestono il nostro tesoro privato. L’amore è una parte molto intima che arricchisce, anima, illumina l’esistenza umana. Non è un caso che grandi episodi di coraggio siano stati compiuti per amore, ma al contempo questa grande energia che scaturisce dall’amore che ci consente di compiere grandi sforzi e "pazzie", sacrifici, perché spesso è proprio richiesto un sacrificio in nome dell’amore, come dimostrazione di amore, sembra perdere le sue caratteristiche se nominato, se viene citato in pubblico alla presenza di persone. È come se l’amore portatore di Luce e nascente da Luce avesse bisogno del buio, delle zone segrete, nascoste del nostro essere per rifulgere. Se consideriamo bene, il nostro stesso cuore, sede di amore, il cuore simbolo e disegno di amore è nascosto allo sguardo, ma anche protetto dalla gabbia toracica. Si espande, batte, vivo non visto e manifesto. Anche gli amanti nel momento stesso culminante di amore spesso non hanno il coraggio di guardarsi negli occhi, ma in un abbraccio chiudono gli occhi o guardano all’orizzonte. Guardarsi, parrebbe, porre fine ad un sentimento che li sovrasta magicamente e li racchiude in qualcosa di inspiegabile. Spesso si naufraga in un silenzio cosmico, stellare! Non è un caso che la notte sia il dolce regno degli amanti e Amore non si mostra a Psiche e quando attraverso la luce della candela, la bellezza di Amore viene alla ribalta, lui non solo è ferito, ma scompare.

Amore ha la potenza di trasfigurare la realtà! Gli innamorati non solo non camminano più coi piedi per terra, ma neppure hanno più pensieri materiali. Albergano in nuovi lidi e le opere che vengono create, forgiate in tale stato possiedono consistenze lievi, colororate, adamantine, gaie. Solo sul finire di amore, il buio sembra discendere sullo spirito ed il plumbeo ed il pesante, par scandire i movimenti, i pensieri e le immagini.

Se Zecchi ben ci ricorda che l’amore passionale termina, amore di lunga vita è amore che vive di dialogo e scambio. Testimoni storici ne sono Filemone e Bauci. Attraverso Ovidio e attraverso Jünger che parla di quest’ultimo vi riportiamo il seguente passaggio: "L’anziana coppia riceve in dono un premio che supera i loro desideri". Non solo I due coniugi vengono colti insieme dalla morte, ma vengono entrambi trasformati: Filemone, l’amante, in una quercia, e Bauci, la tenera in un tiglio, due alberi a cui i contadini avrebbero tributato venerazione ancora a lungo. Mentre conversano sui gradini del tempio i due vecchi vengono sorpresi dalla metamorfosi.

Mentre già una cima frondosa cresceva fino ad avviluppare i due volti, finché fu loro possibile continuarono a scambiarsi parole: "Addio, mio consorte!" Così dissero insieme, e insieme un intrico di rami ricoprì la loro bocca che parlava.

Spesso si narra di una metamorfosi in albero; Ciparisso si mutò in un cipresso, Dafne in alloro, dal sangue di Priamo e Tisbe spuntò il gelso.

Più tardi divenne favola e allegoria ciò che per gli antichi era sinonimo; ciò che per loro era una forma di intuizione. E come poteva essere altrimenti in una natura in cui ogni sorgente aveva la sua ninfa e ogni albero la sua driade? Laddove la poesia si fa forte, ribadisce l’unità.

L’albero non incarna la vita di un singolo bensì un’intera stirpe. Esso rappresenta la famiglia; i fiori e i frutti che si succedono di anno in anno sono gli individui. E quando indicano degli antenati, gli alberi genealogici.

Con la metamorfosi in alberi i due vecchi vengono trasferiti in un altro ordine temporale. Ciò corrisponde a un qualcosa di più che a una conquista in termini di durata: essi possono essere venerati. Al tempo stesso si attenuano i caratteri individuali: il fogliame adombra i contorni. Il profilo si spiritualizza. Detto botanicamente il genere non si trova in natura".

L’amore fa perderci e trovarci spesso nell’altro. Nell’amore io, l’ego muore al favore del tu se, non è amore narcisistico, egoico, autoaffermazione! "Amore dimmi cosa vuoi che faccia per te" che diviene nel cristiano: "Sia fatta la tua volontà"… Se a pochi è concesso in sorte in un rapporto di crescita a due e trasformazione di lasciare la Terra insieme per alcuni rimanere non è perdere l’Amore, ma cercare l’Amore nell’Assoluto avendo provato la transitorietà dell’amore terreno o ricercare attraverso l’amore terreno, un collegamento alla fonte di tale enigmatico sentimento che può dare un senso alla vita colmo e pieno ed anche bellezza alla vita quella bellezza che pare essere allontanata, alienata dalle nostre vite.

Nel video si potrà ascoltare che il ‘900 ed il secolo da poco schiuso non vive di bellezza. La bellezza non è una categoria, un canone ricercato. Siamo da più di un ampio secolo in fase di ricerca e di nuove sperimentazioni. Ma proprio per questo tiriamo fuori un vecchio testo dal cassetto, un testo di un orientale che ha conosciuto anche l’Occidente e la sua cultura e produzione artistica A. K. Coomaswamy e ci indica "Come interpretare un’opera d’arte". Ananda Kentish Coomaraswamy, noto in Italia per "La trasfigurazione della natura nell’arte", continua e sviluppa nei saggi raccolti in questo volume la sua riflessione sull’arte intesa come "teologia visiva". Oggi, spiega, nella società umanistica si è confinata la ragione dell’arte nella dimensione limitata del sentimento e dell’emozione, dimenticando che in origine non era il sentimento a muovere la mano dell’artista, ma una volontà di conoscenza e un atteggiamento d’amore nel riconoscimento della natura simbolica della realtà. Richiamandosi ai testi tradizionali d’Oriente e d’Occidente, Coomaraswamy sottolinea che in una società integrale la vera arte è tanto utile quanto bella, ovvero la sua bellezza è in diretta dipendenza dalla sua utilità, e che essa è nel contempo una macrometafora mediatrice del sacro attraverso la forma.

Queste tesi, che già molto più di trenta anni fa offrivano un’alternativa perentoria alle formule della critica dominante, a maggior ragione devono essere meditate oggi, non per denunciare la sterilità spirituale di tanta arte contemporanea, ma per risvegliare noi moderni alla coscienza di una realtà metafisica cui le forme dell’arte, attraverso simbolismi adeguati hanno sempre alluso".

Di recente è stata la festa della donna, ma la bellezza non è stata in tale festa, perché se la donna è preziosa e/o bella dovrebbe esserlo in ogni giorno dell’anno, ma perché camminando qualche giovane, giovanissimo - la scrivente ne è testimone- ha portato in dono rose rosse e mimosa all’ innamorata. Due sono rimasti particolarmente impressi: uno a sedere sullo scalino di un marciapiede davanti ad un portone guardando ripetutamente l’orologio mentre era in attesa e il mazzo di fiori in mano ed poi una coppia giovanissima - mano nella mano- dove Lei portava il bouquet di fiori e lui le portava la borsa. Anche se i tempi mutano, certi desideri non sembrano ancor scomparire dall’animo umano ed anzi la loro mancanza sembra dar meno letizia all’esistenza basti pensare a "1984" dove il protagonista ha esperienza d’amore ed ecco allora concludersi questo lungo scritto così: è opera del poeta californiano Robin Jeffers, scritto dalla sua torre d’avvistamento sulla costa del Pacifico, dalla quale egli osservava da anni i voli sublimi dei pellicani lungo la costa e udiva I sommessi e amichevoli richiami delle foche, ma anche, alle sue spalle, l’insinuarsi del ronzio dei motori delle auto, sempre più rumorosi e invadenti. Il titolo di questa poesia è

"Musica naturale"
L’antica voce dell’oceano, il sommesso mormorio dei piccoli ruscelli,
(l’inverno ha dato a essi l’ oro al posto dell’argento
per tingere le loro acque e il verde delle foglie al posto
del marrone per fiancheggiare le loro sponde)
da gole differenti parlano un unico linguaggio.
Così io credo che se fossimo abbastanza forti da ascoltare senza
divisioni di desiderio e di terrore
la tempesta delle nazioni sofferenti, la rabbia delle città tormentate dalla fame,
anche quelle voci sarebbero scoperte
limpide come quelle di un bambino; o come il respiro lieve di una ragazza che danza da sola
lungo la riva dell’oceano, sognando un amore.
(1964)

VIDEO. In nome dell'amore. Le molte forme di un sentimento antico e misterioso. Con Stefano Zecchi

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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