Relazione tra leptina e prestazioni cognitive: nuovi studi ne parlano!
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Gio, Apr

Relazione tra leptina e prestazioni cognitive: nuovi studi ne parlano!

Relazione tra leptina e prestazioni cognitive: nuovi studi ne parlano!

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La leptina è un ormone molto importante che regola innumerevoli funzioni metaboliche e interviene nella regolazione di molti assi ormonali nell’organismo. Ma nuovi studi confermano come essa sia correlata alle risposte cognitive e alla memoria, e in questo articolo ho voluto illustrarvi questa importante connessione. Buona lettura!

Relazione tra leptina e prestazioni cognitive: nuovi studi ne parlano!
Relazione tra leptina e prestazioni cognitive: nuovi studi ne parlano!

 

Di leptina ne abbiamo parlato molto, è alla base della regolazione metabolica, è una molecola segnale che ci ha permesso di lavorare tanto sia sulla ricerca che sull’applicazione nutrizionale e clinica.
Per rinfrescare un po’ a tutti la memoria, e per chi volesse sapere qualcosa in più a riguardo ,la leptina è una proteina di 16 kDa, scoperta nel 1994 da Friedman e secreta principalmente dal tessuto adiposo. E’ rappresentata da un peptide di 146 aminoacidi, che costituisce la forma attiva dell’ormone e, una volta che è stata liberata in circolo, si lega alle proteine plasmatiche, ed ha un’emivita di 90 minuti.

La leptina non è altro che un ormone che ha la funzione, principalmente, di mettere in contatto il nostro sistema di controllo metabolico nervoso con le scorte energetiche presenti negli adipociti.  E’ un ormone principalmente secreto nel tessuto adiposo bianco e la sua concentrazione circolante si correla positivamente con la massa grassa del corpo. Classicamente, la leptina è riconosciuta come molecola segnale coinvolta nell’omeostasi energetica, nella sensibilità all’insulina e nella funzione immunitaria e neuroendocrina. Tuttavia, è stato anche recentemente dimostrato che diversi bersagli biologici aggiuntivi sono mediati dal recettore della leptina, in particolare nel cervello, e in particolare nell’ippocampo, una regione chiave per la cognizione e memoria.

Alcuni studi neuroepidemiologici hanno suggerito un’associazione tra livelli di leptina sierica e prestazioni cognitive nelle persone adulte. Infatti, la maggior parte di questi ha riportato un’associazione tra più basse concentrazioni sieriche di leptina e più alto rischio di malattia di Alzheimer. Perché questo? Perché è risultato che i livelli bassi di leptina nel sangue sono associati ad una riduzione del volume dell’ippocampo, coinvolto nella memoria. E’ stato, a tale proposito, condotto uno studio su un campione di popolazione di 1061 partecipanti. Sostanzialmente, come si è visto nella relazione tra la concentrazione di leptina circolante e il punteggio delle capacità cognitive (AMT), c’è stata una diminuzione delle prestazioni cognitive per basse concentrazioni di leptina, ma anche per alte concentrazioni di leptina.

Leptin

Così sia le concentrazioni più basse che più alte di leptina sono associate a un deterioramento cognitivo più grave tra gli adulti.

Come ben sappiamo, è noto che concentrazioni più elevate di leptina circolante accompagnano un aumento del livello di ormoni pro-insulari in circolo, un aumento della massa grassa e della sindrome metabolica, che espongono gli individui a un maggiore rischio cerebrovascolare. La conseguenza è che le persone con stato di leptina elevato, che appunto sono in sovrappeso, sono più esposte alla demenza vascolare rispetto alle altre; la demenza vascolare, voglio ricordare, è una forma di deterioramento delle capacità intellettive causata da un’alterazione della circolazione sanguigna cerebrale (diffusa o focale). Inoltre, durante l’obesità è stata descritta anche una resistenza centrale alla leptina  che può esporre i soggetti alle stesse manifestazioni della mancanza di leptina, cioè di deficit cognitivi.

Quindi, come nutrizionista ed esperto in medicina di segnale, ciò che propongo è di bilanciare a tutti i pasti con carboidrati e proteine, già dall’esordio della giornata, dalla prima colazione. Ogni pasto dovrà essere composto da un terzo di carboidrati, da un terzo di proteine e da un terzo di frutta e verdura. Solo in questo modo, calibrando equamente il livello dei macronutrienti, si rallenta l’assorbimento degli zuccheri e si evita il fenomeno delle alterazioni del flusso leptinico ed insulinico. Bisogna privilegiare pane e pasta integrali, rigorosamente senza sostanze di lavorazione in aggiunta, bisogna utilizzare esclusivamente cereali integrali senza zuccheri aggiunti, evitare i dolcificanti. E’ essenziale svegliarsi di buon ora e mettersi subito all’opera per poter fare una sana prima colazione, che deve essere il pasto più importante e ricco di tutta la giornata, composta da un frutto fresco di stagione, una base liquida (calda o fredda), affiancati da una fonte di carboidrati integrali e da una fonte proteica. Si può alternare usando della frutta di stagione con la buccia, con delle gallette integrali di riso o kamut o grano saraceno con dello speck, del crudo dolce, o anche della ricottina con del cacao amaro in polvere, con un bel bicchiere di latte di cocco; oppure è buon uso farsi una bella omelette di uova con il crudo, delle fette di pane integrali e una spremuta di arancia. Anche il pranzo e la cena dovranno essere ripartiti in maniera equa, non facendo mai mancare la fonte di fibre, costituita da verdura (e frutta prima dei pasti) possibilmente cruda, e facendo attenzione a non appesantirsi troppo a cena, puntando maggiormente sulla quota proteica. Inoltre, l’attività fisica quotidiana e l’idratazione dovranno essere alla base di uno stile di vita sano, attivo ed equilibrato.

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Francesco Garritano
Author: Francesco GarritanoWebsite: http://ilcentrotirreno.it/nutrizione/
Responsabile Scientifico del Supplemento NUTRIZIONE del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Biologo Nutrizionista e Professionista GIFT. Studio, Passione ed Esperienza per il benessere fisico-psichico dei miei pazienti! Nel 2003 conseguo la mia prima laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche, voto 110 su 110 e lode, con tesi di laurea in Biochimica Applicata che diventa pertanto la prima importante esperienza in campo farmaceutico. Nel 2007 ritorno “sui libri” per conseguire nel 2009 la seconda laurea in Scienze della Nutrizione con voto 110 su 110 e lode. Il passo seguente è l’abilitazione per avviarmi da subito alla professione di biologo nutrizionista. L’inizio di questa nuova avventura coincide con la seconda professione di docente e relatore in vari convegni su tutto il territorio nazionale, in quanto responsabile scientifico della NutriForm, società di formazione ed eventi.

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