Quando il sistema immunitario impazzisce a causa dell’infiammazione
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Quando il sistema immunitario impazzisce a causa dell’infiammazione

Quando il sistema immunitario impazzisce a causa dell’infiammazione

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Nel precedente articolo ho solo accennato come l’infiammazione di basso grado o low grade inflammation possa essere coinvolta nell’insorgenza di patologie autoimmuni. Vorrei chiarire meglio il concetto dandovi qualche informazione in più estrapolata da studi scientifici, vecchi e nuovi, che mettono al centro della loro discussione la citochina BAFF.

Quando il sistema immunitario impazzisce a causa dell’infiammazione
Quando il sistema immunitario impazzisce a causa dell’infiammazione

 

Infiammazione da cibo: che cos’è?

Ai pazienti che soffrono di patologie autoimmuni, nell’89% dei casi consiglio sempre di sottoporsi ad un test che effettuo nel mio studio, il test Recaller, in modo tale da verificare l’entità dell’infiammazione da cibo. Questo viene effettuato prelevando poche gocce di sangue dal polpastrello e ci dà informazioni sulla low grade inflammation tramite il dosaggio di due citochine infiammatorie: il BAFF ed il PAF. È proprio del primo che discuterò nei prossimi paragrafi, poiché sembra sia coinvolto nella patogenesi delle malattie autoimmuni, in particolare anche in quelli della tiroide (Morbo di Basedow e Tiroidite di Hashimoto). Ad essere coinvolte in questo meccanismo sono anche le immunoglobuline G (IgG) e ciò è stato spiegato da Finkelman che ha descritto in modo rilevante la relazione che esiste tra i vari anticorpi specifici per il cibo (IgG o IgE) e gli antigeni alimentari. L’interazione fra anticorpo ed antigene può portare sia a reazioni allergiche, sia ad azioni di protezione, sia alla semplice “conoscenza immunologica” dell’alimento e ciò dipende dal tipo di immunoglobulina coinvolta e dalla quantità di alimenti della stessa categoria assunti.

L’infiammazione da cibo insorge quando costantemente l’uomo si nutre sempre degli stessi alimenti, appartenenti tutti alla identica categoria alimentare (es. glutine, latticini, lieviti, nichel, ecc.) fino a che questi non stimolano i Toll Like Receptors 2 (TLR2), recettori che si attivano in seguito alla segnalazione di un pericolo nell’organismo, in questo caso il superamento di una soglia limite dell’assunzione alimentare ripetuta. Da qui si scatena l’infiammazione da cibo, che mantiene alta i livelli della citochina BAFF.

BAFF e autoimmuni, perché?

Abbiamo capito quindi che noi stessi siamo in grado di infiammarci solo mangiando le stesse cose, ma perché proprio questo dovrebbe essere uno dei motivi scatenanti delle patologie autoimmuni? A dimostrarlo non sono io, ma diversi studi scientifici che ne riportano la correlazione.

Prima di approfondire l’argomento, merita una buona presentazione il BAFF. Si tratta di un membro della superfamiglia del fattore di necrosi tumorale (TNFSF13B), prodotto e secreto principalmente da cellule mieloidi (macrofagi, monociti e cellule dendritiche), ma anche da tipi di cellule non linfoidi (cellule epiteliali delle ghiandole salivari, astrociti e sinoviociti fibroblastici) e cellule epiteliali comprendenti cellule epiteliali bronchiali e nasali. Viene espressa come una proteina di transmembrana di tipo II ed i livelli sono regolati dall’interferone gamma (INF-γ), dall’interleuchina IL-10 e dal ligando CD40 prodotti durante l’infiammazione e/o le infezioni croniche.

Poiché stiamo parlando di patologie autoimmuni e sistema immunitario, di questo fanno parte i famosi linfociti B, che producono anticorpi in seguito alla loro attivazione e maturazione. È proprio questo che fa il BAFF: regola la sopravvivenza delle cellule B periferiche, la maturazione, la produzione di immunoglobuline e la ricombinazione delle classi dell’immunoglobulina.

Ma cosa succede quando viene prodotto troppo BAFF o quando la sua azione è alterata? A dimostrarlo è stato uno studio italiano, condotto presso l’università di Sassari. Questo ha individuato che una variante del gene che codifica per BAFF crea una suscettibilità molto forte alle patologie autoimmuni. Questa variante produceva un trascritto più corto, come si può vedere dall’immagine sotto, che conduceva ad una maggiore produzione di BAFF e quindi ad un’infiammazione più elevata.

TNFSF13B

Altri studi, invece, del 2016 sono in grado di dimostrare proprio la correlazione fra patologie autoimmuni della tiroide (Morbo di Basedow e Tiroidite di Hashimoto). È noto che il morbo di Basedow sia associato principalmente all’immunità predominante delle cellule B, mentre nonostante la tiroidite di Hashimoto coinvolga principalmente i linfociti T, anche i linfociti B e la produzione di anticorpi sono associati alla patologia. A dimostrare il legame fra BAFF e patologie tiroidee autoimmuni è stato l’abbassamento dei livelli di BAFF con un anticorpo anti-BAFF che ha ridotto, di conseguenza, la quantità degli autoanticorpi anti-tiroide.

Inoltre, un altro studio del 2015 dimostra che BAFF ed il suo recettore BAFF-R sono espressi nei tireociti (le cellule della tiroide), perciò questi risultati suggeriscono un possibile coinvolgimento del BAFF e dei suoi recettori nella patofisiologia delle malattie autoimmuni della tiroide.

Come risolvere?

Se, quindi, abbiamo chiarito che l’infiammazione da cibo può essere causa di patologie autoimmuni, ciò che dobbiamo fare è evitare che mangiando si incorra in questo problema. Piuttosto, in soggetti già sofferenti di malattie che coinvolgono il sistema immunitario o già infiammati dal cibo, sarebbe importante abbassare i livelli di questa importante citochina infiammatoria, tali da ridurre la risposta anticorpale. Come farlo? Elaborando una dieta di rotazione con gli alimenti che hanno infiammato l’organismo, in modo tale da permetterne la tolleranza nuovamente da parte del sistema immunitario.

Non è importante, quindi, assumere farmaci come la levotiroxina (per intenderci Eutirox o Tiosint) per far abbassare gli anticorpi quando questa modula soltanto il funzionamento dell’asse e non debella l’infiammazione dell’organismo. Il primo punto sul quale agire e riflettere è proprio la causa dell’infiammazione di basso grado: il modo in cui mangiamo ed i cibi che scegliamo abitualmente; individuato il problema, l’infiammazione sarà debellata, gli auto-anticorpi si ridurranno ed i sintomi scompariranno. Il problema, come sempre, va risolto alle origini, individuando la causa.

Fonti bibliografiche:

  • Campi I, Tosi D, Rossi S, Vannucchi G, Covelli D, Colombo F, Trombetta E, Porretti L, Vicentini L, Cantoni G, Currò N, Beck-Peccoz P, Bulfamante G, Salvi M. (2015) B Cell Activating Factor (BAFF) and BAFF Receptor Expression in Autoimmune and Nonautoimmune Thyroid Diseases. Thyroid, 25(9): 1043-1049.
  • Finkelman FD, Khodoun MV, Strait R. (2016) Human IgE-independent systemic anaphylaxis. J Allergy Clin Immunol;137(6):1674-1680.
  • Lied G.A, Berstad A. (2010) Functional and Clinical Aspects of the B-Cell-Activating Factor (BAFF): A Narrative Review. Scandinavian Journal of Immunology. 10.1111/j.1365-3083.2010.02470.x
  • Lin J, Yang S, Wang Y, Wen-Fang Fang, Lin Y, Lin YF, Tang KT, Wu M, Chao-Wen Cheng. (2016) Analysis of Associations of Human BAFF Gene Polymorphisms with Autoimmune Thyroid Diseases. PLoS One; 11(5): e0154436.
  • Steri M et al. (2017) Overexpression of the Cytokine BAFF and Autoimmunity Risk. N Engl J Med; 376:1615-1626 DOI: 10.1056/NEJMoa1610528

 

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Francesco Garritano
Author: Francesco GarritanoWebsite: http://ilcentrotirreno.it/nutrizione/
Responsabile Scientifico del Supplemento NUTRIZIONE del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Biologo Nutrizionista e Professionista GIFT. Studio, Passione ed Esperienza per il benessere fisico-psichico dei miei pazienti! Nel 2003 conseguo la mia prima laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche, voto 110 su 110 e lode, con tesi di laurea in Biochimica Applicata che diventa pertanto la prima importante esperienza in campo farmaceutico. Nel 2007 ritorno “sui libri” per conseguire nel 2009 la seconda laurea in Scienze della Nutrizione con voto 110 su 110 e lode. Il passo seguente è l’abilitazione per avviarmi da subito alla professione di biologo nutrizionista. L’inizio di questa nuova avventura coincide con la seconda professione di docente e relatore in vari convegni su tutto il territorio nazionale, in quanto responsabile scientifico della NutriForm, società di formazione ed eventi.

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