Un problema tiroideo diffuso: i noduli
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Gio, Mar

Un problema tiroideo diffuso: i noduli

Un problema tiroideo diffuso: i noduli

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I noduli tiroidei sono spesso definiti “incidentalomi” in quanto vengono scoperti accidentalmente in seguito ad ecografia della tiroide; è possibile palparli, ma quando sono di piccole dimensioni solo tramite strumenti di diagnostica possiamo venire a conoscenza della loro presenza e dimensione. Ma cosa sono e come si trattano?

Un problema tiroideo diffuso: i noduli
Un problema tiroideo diffuso: i noduli

 

Come accorgersene

La maggior parte dei pazienti che incontro ogni giorno nel mio studio e che soffre di problemi tiroidei si lamenta della presenza di noduli e se ne preoccupano perché potrebbero, secondo loro, sviluppare un tumore tiroideo. È vero, spesso accade, ma si parla di noduli già sospetti inizialmente e che aumentano di dimensione giorno per giorno. Avere dei noduli alla tiroide non è grave se li teniamo sotto controllo e se cerchiamo di migliorare il nostro stile di vita, in modo tale da attivare gli assi tiroidei.

Nel 20% dei casi è possibile verificare la presenza di un nodulo tramite palpazione, in particolare se questi hanno diametro superiore ad un centimetro, mentre la restante parte viene diagnosticata tramite dall’eco-tiroide. Questa “patologia” è tipica del sesso femminile ed aumenta con il passare degli anni e ne sono maggiormente affetti i soggetti predisposti geneticamente, quelli che non hanno un adeguato apporto di iodio nella dieta e chi è costantemente sottoposto a radiazioni.

Da soli è un po’ difficile accorgersene, perché spesso sono asintomatici, mentre quando aumentano di dimensione è possibile che si manifestino compressione delle strutture del collo, dolore o fastidio a livello dei noduli, soffocamento, tosse stizzosa, disfagia, difficoltà respiratorie ed anche disfonia, se questi toccano le corde vocali.

Per approfondire…

Una volta individuata la presenza di queste formazioni, che possono essere singole o multiple (multinodulari), è necessario capire cosa succede agli ormoni tiroidei. Infatti, è sempre consigliabile dosare i valori di ft3, ft4, T3, T4, TSH e degli anticorpi anti-TSH, anti-Tg ed anti-TPO; questo perché alcuni noduli possono evolvere in ipertiroidismo o morbo di Basedow nella maggior parte dei casi, ma anche in ipotiroidismo, anche se più raramente. Inoltre, è frequente la presenza di tessuto multinodulare in caso di Tiroidite di Hashimoto, per cui meglio sottoporsi a questo tipo di analisi ematochimiche.

L’eco-tiroide, come detto prima, ci consente di valutare la presenza di uno o più noduli, di stimare le dimensioni, ma non ci dice, però, se questi noduli sono caldi o freddi. Infatti, questi possono essere di tre tipi: quelli caldi sono quelli dotati di autonomia funzionale, in quanto producono ormoni tiroidei, provocando anche tireotossicosi; quelli freddi, invece, hanno un tessuto non funzionante o parzialmente funzionante e nella maggior parte dei casi, questi mutano in carcinomi tiroidei; infine, vi sono i noduli isocaptanti, caratterizzati da tessuto normofunzionante e che non vanno incontro ad evoluzione. A darci queste informazioni, infatti, è la scintigrafia tiroidea, però ultimamente sta prendendo sempre più piede l’agoaspirato, un metodo affidabile per capire la natura del nodulo poiché preleva il materiale biologico del nodulo e ne consente, quindi, l’analisi istologica.

Come trattarli

Spesso i medici per eliminare qualsiasi probabilità di evoluzione del nodulo consigliano di asportare parzialmente o totalmente la tiroide. Nel primo caso, i problemi che ne derivano sono pochi, poiché tramite l’alimentazione di segnale possiamo continuare a stimolare naturalmente la nostra tiroide, mentre asportandola completamente aumentano le complicazioni. Infatti, non solo sarà necessaria l’assunzione a vita dell’ormone levotiroxina, affinchè gli ormoni tiroidei possano svolgere il loro compito nei diversi distretti corporei, ma è indispensabile mantenere in equilibrio il metabolismo del calcio. Come fanno ad essere correlate le due condizioni? È semplice, asportando la tiroide vengono eliminate anche le paratiroidi, che secernono la calcitonina, un ormone coinvolto nel mantenimento dell’omeostasi del calcio insieme al paratormone, quindi sarà necessario controllare anche i livelli di calcio, affinchè possa essere introdotto adeguatamente dall’esterno.

Oltre all’assunzione di levotiroxina che viene spesso consigliata in caso di ipotiroidismo, poiché in grado di far abbassare i livelli di TSH e di ridurre il volume dei noduli, il mio consiglio è quello di scegliere un tipo di alimentazione alleata della tiroide: la dieta GIFT; infatti, se cliccate qui, troverete l’articolo scritto di recente che vi spiegherà come stimolare l’asse tiroideo naturalmente, senza ricorrere all’uso dei farmaci.

Come si presenta un nodulo all’eco tiroide?

Grazie al supporto del Dott. Barbarossa, medico radiologo, posso pubblicare anche un referto di eco-tiroide che mostra un nodulo esaminato con il power-doppler, la cui vascolarizzazione è apprezzabile attraverso la presenza di spots colorati vascolari sia all’esterno che all’interno del nodulo.

Referto di eco-tiroide che mostra un nodulo esaminato con il power-doppler
Referto di eco-tiroide che mostra un nodulo esaminato con il power-doppler

 

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Francesco Garritano
Author: Francesco GarritanoWebsite: http://ilcentrotirreno.it/nutrizione/
Responsabile Scientifico del Supplemento NUTRIZIONE del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Biologo Nutrizionista e Professionista GIFT. Studio, Passione ed Esperienza per il benessere fisico-psichico dei miei pazienti! Nel 2003 conseguo la mia prima laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche, voto 110 su 110 e lode, con tesi di laurea in Biochimica Applicata che diventa pertanto la prima importante esperienza in campo farmaceutico. Nel 2007 ritorno “sui libri” per conseguire nel 2009 la seconda laurea in Scienze della Nutrizione con voto 110 su 110 e lode. Il passo seguente è l’abilitazione per avviarmi da subito alla professione di biologo nutrizionista. L’inizio di questa nuova avventura coincide con la seconda professione di docente e relatore in vari convegni su tutto il territorio nazionale, in quanto responsabile scientifico della NutriForm, società di formazione ed eventi.

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